La chirurgia secondaria della punta del naso per correggere gli errori

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La chirurgia secondaria della punta del naso per correggere gli errori

La chirurgia secondaria della punta del naso e la rinoplastica secondaria usualmente si praticano, in seguito ad un intervento non perfettamente riuscito, per correggere le dimensioni del naso, rimodellare la punta, revisionare la forma del dorso nasale o migliorare l’angolo tra la punta nasale ed il labbro superiore.

Sono diverse le motivazioni che spingono i pazienti a ricorrere alla chirurgia secondaria per migliorare la punta del naso. Spesso sono insoddisfatti dei risultati del primo intervento, oppure  ritengono di voler migliorare, con una rinoplastica correttiva, un difetto che viene percepito come un vero e proprio danno d’immagine, addirittura invalidante agli occhi di chi osserva.

“Ciò accade perché la chirurgia estetica è anche chirurgia fisiognomica, di come ci poniamo nello spazio e psicologicamente verso il mondo esterno, ed il naso, da questo punto di vista, è importantissimo” spiega il Professor Valerio Cervelli, Direttore del Dipartimento di Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica dell’Università di Roma ”Tor Vergata”.

Parlare soltanto di modifica o riduzione della punta del naso è perciò limitativo, sostiene il professore: “Molto spesso, nella rinoplastica secondaria, i pazienti, a distanza di tempo, non sono contenti della punta del naso. Ciò accade o perché la punta rimane troppo grande o gonfia – caratteristica di alcuni interventi della rinoplastica aperta in cui la punta si sgonfia sempre più lentamente rispetto alle altre componenti del naso – oppure perché la punta è asimmetrica, deviata verso destra o sinistra, oppure troppo alta o troppo bassa e poco proiettata”.

Chirurgia della punta del naso: il concetto del tripode di Andersen

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La riuscita di un intervento di rinoplastica secondaria, in special modo della punta del naso, viene associato dagli esperti al concetto del tripode di Andersen: ovvero, il naso è come una sorta di sgabello a tre piedi su cui si poggia la punta che viene quindi variamente proiettata nello spazio e la riduzione dei piedi dello sgabello può modificare l’appoggio dello stesso e quindi la posizione della punta.

Il naso-sgabello, metaforicamente parlando, è formato al centro, in basso, dalla columella, mentre gli altri due lati sono rappresentati dalle ali del naso. “Quindi, agendo su questi tre vettori, o linee di forza, possiamo modificare la posizione della punta nello spazio e le sue dimensioni”, afferma il professor Cervelli.

Seguendo questo assioma, quando si parla di chirurgia della punta del naso, dobbiamo tener conto di tre fattori:

  • Orientamento
  • Posizionamento
  • Dimensione e forma della punta nasale (o perché troppo piccola, o perché troppo grande, oppure perché storta ed imperfetta).

La chirurgia secondaria della punta del naso, però, non è da interpretare necessariamente come un intervento di rinoplastica secondaria per correggere degli errori. Può accadere infatti che, in alcune tipologie di pazienti, possano presentarsi alcune irregolarità dovute a delle specifiche caratteristiche legate alla conformazione ed alla tipologia della cute. Quali sono?

“In casi di cute molto chiara e sottile, se la punta non è perfetta, si vedono anche delle irregolarità che in altre situazioni non sarebbero visibili – fa notare il professor Valerio Cervelli –  Ecco perché è così importante parlare di chirurgia secondaria della punta nasale: ci sono diversi difetti di cui sono portatori questi pazienti, che andrebbero maggiormente analizzati nella fase pre-operatoria delle rinoplastiche primarie”.

Rinoplastica di revisione della punta del naso con cartilagine

Nella rinoplastica di revisione, cioè la secondaria, che spesso i pazienti richiedono per ridurre la punta del naso o magari alzarla, bisogna venire incontro a quelle che sono le mancate soddisfazioni del paziente e che possono essere “più o meno oggettive, ma talvolta legate più alla percezione che al danno vero e proprio”, è la riflessione del docente dell’Università di Tor Vergata.

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La ricostruzione/correzione strutturale secondaria della punta nasale spesso utilizza cartilagine prelevata dallo stesso individuo (autologa)presa dal setto nasale oppure dalla conca auricolare piuttosto che dalla costa, opportunamente modellata ad arte e reinserita a correggere i difetti.

Attenzione all’utilizzo dei rinofillers, ovvero dei fillers riempitivi nasali, in tutti i pazienti, ma specialmente nei pazienti già operati di rinoplastica perché le complicanze in termini di necrosi cutanee sono molto più frequenti.

“La chirurgia secondaria della punta nasale è strettamente legata a quelle che sono le sensazioni  dei pazienti – conclude il professor Cervelli – Un aspetto che certamente non è meno importante, poiché non si tratta di un danno oggettivo, ma di ciò che viene percepito: la chirurgia estetica, il più delle volte, deve appagare un bisogno psicologico, e questo un professionista non deve mai dimenticarlo”.

 

Per richiedere una visita con il professor Valerio Cervelli, è possibile compilare il form di contatto cliccando su questo link